La consapevolezza che l’ambito della comunicazione privata sia sempre più ristretto e illusorio, soprattutto quando usiamo la via del web, potrebbe portarci a prestare maggiore attenzione ai contenuti specifici, e alla forma.
La bomba informatica di “Wiki” si sta trasformando in un ciclone mediatico. Le rivelazioni del sito più citato in queste giornate, stanno avendo un impatto e conseguenze geopolitiche, sociali ed economiche, ancora difficile da valutare nella sua portata.
Questa faccenda, nella sua complessità, mi ha fatto riflettere sul nostro modo di comunicare. Leggendo le prime rivelazioni che riguardano i potenti della terra, tratte dai titoli dei giornali e dai dispacci dell’ANSA, emerge chiaramente la doppia facciata della comunicazione pubblica e privata. Tra pochi intimi e in contesti protetti, le opinioni espresse sono trancianti, i pareri giudicanti, e riguardano non solo fatti e comportamenti concreti, ma “le persone”, con tutte le rischiose conseguenze che le generalizzazioni comportano, quando una caratteristica diventa LAcaratteristica di qualcuno, in ogni contesto.
Basta un predicato nominale isolato e il gioco è fatto: “È incompetente… arrivista… inefficace…, ecc.”. Contestualizzando il giudizio a un caso specifico, assumerebbe tutt’altra valenza. La tendenza a giudicare gli altri è piuttosto radicata nella nostra umanità, l’ipocrisia sociale è cosa ben nota e diffusa, “Ti dico ciò che vuoi sentirti dire, ma penso ciò che non vorresti mai sentire”.
Perché moltissime persone oggi sono sempre più disaffezionate alla politica, esprimendo diffidenza verso i centri di potere in genere? Perché molti dei personaggi dei talk show televisivi sono sempre meno credibili? Osservandoli, molto spesso è evidente l’incongruenza tra pensiero, parole e azioni. Alle domande che ricevono, rispondono su altri piani, dicendo ciò che desiderano dire, a prescindere dalla specifica richiesta. Non si assumono la responsabilità di dare una risposta mirata, ma passano sovente all’attacco degli avversari, mettendoli in discussione anche sul piano personale.
È frequente l’uso di un linguaggio al negativo, evidenziando troppo spesso come non si deve agire, piuttosto che indicare come si dovrebbe fare. “Non sono d’accordo con te, non è così che si fa…”. Affermazioni che trasmettono solo messaggi denigratori e di disapprovazione, senza offrire elementi costruttivi, alternativi a quelli ascoltati. Un comunicazione vaga e giudicante, crea il terreno alle più diverse interpretazioni, creando un flusso distorto nella comunicazione. Si amplia la distanza tra l’intenzione dell’emittente e la comprensione dell’interlocutore.
L’attenzione al linguaggio di precisione, può essere un buon allenamento, da fare quando parliamo a noi stessi per chiarirci le idee, quando ci rivolgiamo ad altri per essere certi del significato dei loro messaggio, ma anche quando siamo noi a chiedere qualcosa a qualcuno. Può essere utile porsi e porre con grande franchezza domande di specificazione “Che cosa voglio dire veramente con questo…? Cosa intendi per…? , Ho compreso questo…, è coretto?”.
L’effetto dell’uragano “Wiki”, forse riporterà le persone a una comunicazione più diretta e trasparente, mi piacerebbe anche più etica e democratica. La consapevolezza che l’ambito della comunicazione privata sia sempre più ristretto e illusorio, soprattutto quando usiamo la via del web, potrebbe portarci a prestare maggiore attenzione ai contenuti specifici, e alla forma. Chissà se impareremo a contenere la comunicazione doppiogiochista e dietrologica, a essere più trasparenti, a esprimere anche il dissenso motivandolo, specificandone e delimitandone il contesto di riferimento, offrendo al contempo tracce costruttive, nel rispetto degli altri. È il mondo della comunicazione che in molti vorremmo e che in fondo, é magicamente alla portata di tutte le bocche e di tutte le mani.
Tratto da: Coaching Time