Le aziende vincenti seguono il modello giapponese e investono sugli uomini e le donne dell’azienda.
Un paese come il Giappone è uscito dalla seconda guerra mondiale, in condizioni disastrose. L’economia era a terra, schiacciata dalle grandi potenze occidentali e non c’erano risorse interne su cui contare. Ma in circa vent’anni il Giappone ha avuto uno crescita straordinaria, con tassi di sviluppo fino al 14%, diventando negli anni 60 la terza potenza economica al mondo.
Su che cosa ha investito il Giappone? Sulle persone e sulla loro formazione, aumentando il livello della scolarità. I giapponesi si sono adattati agli inizi difficili, con impegno e responsabilità, credendo nello sviluppo del loro paese e ce l’hanno fatta.
l nostro contesto sociale non è così drammatico, eppure si fatica a uscire da quella che ormai è la parola più pronunciata e letta sui media: crisi. Il mercato è sempre più competitivo, i cicli produttivi sempre più brevi e le persone comprano meno.
Le imprese per sopravvivere devono rinnovarsi, ma gli investimenti hard sono troppo onerosi. Le aziende vincenti seguono in fondo il modello giapponese e per affrontare situazioni sempre più complesse, investono sugli uomini e le donne dell’azienda.
E’ quanto emerge dal quinto Rapporto dell’Osservatorio di Manageritalia, i manager di queste società puntano sulla qualità delle persone per il 96%, sulla flessibilità della struttura per l’87% e investono in cultura organizzativa e in sviluppo delle risorse umane. Per i dirigenti intervistati la produttività dipende soprattutto dalla gestione manageriale dell’azienda in termini di organizzazione del lavoro, innovazione e collaborazione per il 69%; la capacità del management incide al 67%, mentre il livello di engagement dei lavoratori al 60%. Segue l’ innovazione tecnologica (59%) e la riduzione del costo del lavoro (54,8%).
E’ un cambiamento di focus, si valorizzano in particolare le risorse interne per alimentare l’evoluzione culturale delle soft skills. E’ attraverso i micro cambiamenti, la valorizzazione delle persone, la comunicazione assertiva, l’ ascolto attento dei contributi di tutti, le partnership interaziendali, che l’azienda si rinnova e snellisce i processi interni.
Nel mondo anglosassone si sta diffondendo la figura dell’innovation manager, un professionista, un coach, che affianca il management per attivare e alimentare le reti delle intelligenze interne.
Giovanna Giuffredi
Tratto da: Coaching Time