LE FASI DELLA SCELTA

Dove si focalizza la mente, sul passato, su ciò che poteva essere e non è stato, o sul futuro e sui possibili scenari che si potranno incontrare?

Prendere una decisione per alcune persone è un processo facile e fluido, per altre, un terreno minato. Scegliere una strada, una direzione, andare verso una meta, implica lasciarsene altre alle spalle. E’ inevitabile, ogni scelta implica una rinuncia, ma anche una conquista. Ma dove si focalizza la mente, sul passato, su ciò che poteva essere e non é stato, o sul futuro e sui possibili scenari che si potranno incontrare? La capacità di tollerare le inevitabili rinunce, con senso realistico, facilita certamente la scelta, ma la consapevolezza del valore del risultato che si desidera ottenere e del significato dei passi che si ha intenzione di fare, imprime una forza trainante verso la soluzione.

La dinamica decisionale attraversa varie fasi. La prima è caratterizzata dal disorientamento. E’ il momento in cui si percepisce la necessità di prendere una decisione, ma i confini sono ancora labili, le variabili da valutare carenti o fumose e si ha la sensazione di essere nella nebbia. “Ho le idee confuse, non so dove andare né che cosa sia giusto fare”. La fretta si sa è una pessima consigliera.

Occorre darsi del tempo per raccogliere le informazioni utili dal contesto e da se stessi, ascoltandosi per entrare nella seconda fase, del centramento, quando si diventa ricettivi e attivi nel raccogliere elementi e tasselli necessari per ampliare le prospettive e diradare la nebbia. Ogni elemento raccolto per essere utile, deve essere soppesato dai sofisticati filtri interiori (interessi, valori, convinzioni, ecc.) . Questione di allenamento, col tempo i segnali interni diventano un faro illuminante per selezionare le informazioni che contano. Si tratta di riconoscere o meno un allineamento tra le intenzioni personali e le opportunità.

Questo passaggio può essere carico di tensione, al punto da sviluppare una fase successiva caratterizzata dal distacco emotivo, percepibile dall’esterno come un perdita di interesse per la decisione in questione: “Ma come, fino a ieri chiedevi, ne parlavi… e oggi ti infastidisci se ti porto le informazioni che avevi chiesto?”. In realtà è un meccanismo di difesa che si attiva, per darsi il tempo di rivivere in modo più razionale un processo vissuto con una forte carica emotiva. Nel coaching, spesso si riconosce questo passaggio con una resistenza ad andare avanti nel percorso intrapreso.

Gradualmente si arriva alla fase della soluzione, caratterizzata dalla chiarezza dei passi da intraprendere, frutto di una rielaborazione razionale del processo vissuto in chiave emotiva.

Il coach che segue una persona nel suo processo decisionale deve muoversi con grande rispetto e cautela, senza spingere o forzare il cliente verso la ricerca della soluzione, ma stimolando con le sue domande la maturazione della scelta. Il valore di un percorso di coaching sta proprio nel favorire un’accelerazione del processo decisionale e la consapevolezza degli apprendimenti maturati.

Giovanna Giuffredi

Tratto da: Coaching Time