Paola ha 13 anni, per lei non esistono regole, andare a scuola è un peso, a volte una tragedia, non passa giorno senza interminabili polemiche. Non parla: urla, è arrogante, dice parolacce. E’ costantemente insoddisfatta,vorrebbe sempre stare in casa, non vuole assolutamente che le dicano quello che dovrebbe fare e reagisce con strafottenza.”
Mi scrivono continuamente genitori disperati che non riconoscono più i loro figli. Li vedono trasformarsi nei comportamenti, si creano barriere e fratture che sembrano insanabili. Ma cosa c’è dietro tutto questo? Che cosa vogliono disperatamente dirci questi adolescenti con i loro comportamenti inaccettabili? Tra le righe della storia di Paola si possono ipotizzare delle risposte.
A scuola Paola non ha legato con i compagni, sin dagli inizi è stata oggetto di scherno. La mamma ha sempre cercato di sminuire, spiegandole che “spesso i ragazzini sanno essere anche cattivi, che a quell’età si è un pochino tutti stupidi, ed è normale prendersi in giro”. Le insegnanti non intervengono mai a suo favore, ma anzi le dicono di smetterla di lamentarsi e quindi Paola é passata sul fronte opposto: disturba, polemizza etc. I professori dicono che non sta attenta parla in continuazione, si distrae, fa gli affari suoi. E qualunque cosa accada in classe, ora la “colpa è sua”. Le note non si contano. Paola le considera vere e proprie ingiustizie, ma si sta rassegnando:” tanto che io abbia ragione o torto che importanza ha, chi se ne frega”. La mamma le ha provate tutte: rigidità, compromessi, punizioni, indifferenza, comprensione, ma tutto inutile. Il dialogo tra loro è una parola senza senso. L’autostima di Paola rasenta lo zero.
Eppure Paola se potesse, trascorrerebbe intere giornate sprofondata nella lettura. E da anni dice che studierà medicina, le scienze sono un altro suo interesse. Studia da anni musica al Conservatorio, con ottimi risultati. Quando ci sono le rappresentazioni va alle prove magari lamentandosi, ma non ne ha mai saltata una…
La mamma riconosce le capacità di Paola e la sua intelligenza, le sue potenzialità, solo che non riesce a farle emergere.
Qual è il messaggio di Paola, che cosa chiedeva al mondo degli adulti? Forse semplicemente di essere ascoltata, presa sul serio. Lei è una persona che sente di essere “diversa” dai compagni, come è giusto che sia. Come è giusto vivere e realizzare la propria “unicità”. Ma a quell’età il gruppo tende a isolare chi non si uniforma agli altri. Lei viene derisa e umiliata. Lo fa presente a casa e a scuola, ma non danno peso alle sue parole. Paola reagisce alla chiusura degli adulti, con rabbia, non rispetta più le loro regole e, senza volerlo, innesca un meccanismo circolare di rinforzo reciproco che la penalizza sempre più.
Genitori ed educatori hanno la responsabilità di aiutare i giovani a diventare quello che sono. E con gli adolescenti la faccenda è delicata. Loro non sanno minimamente che cosa sono, anche se lo intuiscono appena: si sperimentano, cambiano look, passano da uno stile all’altro. Cambiano passioni, interessi, amicizie, alla ricerca di una dimensione che li rappresenti davvero.
A questa età sono come dei boccioli, difficile sapere cosa ci sia dentro. Vanno accettati, valorizzati, a prescindere dal risultato finale. Se ci aspettiamo una rosa, anche un’orchidea potrebbe essere deludente. Un ciclamino non è certo migliore di una margherita. E un campo di fiori variopinti non è meno bello di una distesa di soli narcisi. E non sempre gli adulti, anche se in perfetta buona fede, sanno valorizzare il fiore che sta sbocciando in casa o a scuola.
Ascoltiamoli quindi prima di tutto, diamo valore alle loro parole, affinché trovino le loro risposte, senza imporre le nostre. Rendiamo il terreno fertile, aiutiamoli a sviluppare al meglio le loro corolle e che inondino le vie con i loro colori profumati.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani. Fai che l’inclinazione della tua mano d’Arciere sia per loro GIOIA. (Kahlil Gibran)
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Giovanna Giuffredi