Approfondimento del video sullo stesso argomento pubblicato sul Canale JOB del Sole24ore
Capita che le persone quando interagiscono, pur avendo ottime intenzioni, finiscano per litigare o comunque i toni della conversazione superano le righe consentite e, di conseguenza, le reazioni sono spropositate. Cosa accade?
Può succedere che invece di parlare dei contenuti che riguardano fatti specifici, anche lavorativi, si tocchi il livello della relazione. Si sposta il discorso sul piano personale. Un Capo in un ufficio, ad esempio, continuava ad attaccare un collaboratore per il suo disordine, rimproverandolo: “Tu sei disordinato!”. Il risultato è stato che il collaboratore ha cominciato ad occuparsi dell’ordine, tralasciando il lavoro da svolgere. Un altro caso riguarda un progettista che accusava il suo responsabile di essere poco in ufficio e ogni volta che lo incontrava gli diceva “Tu sei sempre assente!”. Il capo cominciò a mettere in dubbio l’autonomia gestionale del collaboratore.
Nei due esempi, la formazione grammaticale della frase è la stessa: seconda persona singolare del pronome (tu), coniugata con il verbo essere (sei), seguito da un aggettivo qualificativo squalificante (disordinato o assente…). E’ un modo per costruire un’ etichetta che si affibbia a una persona, toccando la sfera della sua identità. Sono frasi accompagnate spesso dal dito puntato della mano. Il risultato è ben distante da quello desiderato.
Nessuno ama essere giudicato , soprattutto quando non si capisce quale sia la vera intenzione dell’interlocutore. Sarebbe diverso dire : “Il disordine mi impedisce di lavorare in modo efficace, come possiamo fare per avere le pratiche a disposizione quando servono, senza perdere tempo?”. E ancora: “Ho bisogno di condividere delle idee, quando non ci sei non so come fare, mi serve un punto di riferimento con cui confrontarmi”. La questione è in parte puramente linguistica e in parte riguarda la capacità di mantenere il focus su ciò che si desidera, assumendosi la responsabilità della richiesta (dal tu, all’io…).
Si tratta di condividere una esigenza personale (come fare…), con chiarezza e in modo diretto, mettendo in risalto il risultato che si desidera ottenere.
Tratto da: Coaching Time