Uso e abuso del linguaggio sulla rete
Comunicazione 2.0: e si apre la potenzialità del web, della mente e della voglia di condividere. La comunicazione via internet può essere dotta, istruttiva, informale, enfatica, priva di resistenze e pudori.
Facebook accoglie nel suo grembo vite raccontate, illustrate, videoriprese. Youtube le amplifica, le rende grottesche, divertenti o drammatiche. Linkedin mette la cravatta alla comunicazione, i toni sono professionali, più formali, anche se friendly.
La rete incoraggia molte persone ad uscire allo scoperto, ma paradossalmente in una modalità protetta, unilaterale, senza correre il rischio di dover mantenere lo sguardo di un interlocutore, difendendo la propria idea.
I blog rappresentano una sorta di Agorà, quello spazio che per gli antichi greci era la piazza, il luogo della democrazia per antonomasia, dove i cittadini discutevano dei problemi comuni e decidevano insieme sulle leggi. O meglio, i blog potrebbero rappresentare tutto questo, una piazza virtuale per accogliere le opinioni, le più diverse e come tali, preziose, per far crescere le idee, per far evolvere il pensiero, in un confronto creativo.
Girando su internet o sui social network, si coglie facilmente un terreno fertile allo sviluppo del pensiero democratico o, al contrario, ci si imbatte nei sentieri che procedono a imbuto, verso la sola idea di chi si mette in vetrina in quello spazio.
La struttura del linguaggio cambia nei due casi. Dall’invito a esprimere pareri e opinioni in modo aperto, con riferimento a fatti inconfutabili nel primo caso, si passa alla comunicazione manipolante, basata su convinzioni opinabili, che tenta di influenzare comportamenti e azioni.
Basta osservare come vengono poste le domande all’internauta di turno. Le domande aperte, neutre, stimolano la riflessione, invitano a ragionare, permettono di esporre un pensiero, di esplorare a tutto campo le varie possibilità, senza timore di censure. Ad es.: di un certo argomento: “Cosa apprezzi e cosa critichi…? Che idea hai su…? Le domande chiuse, a scelta multipla, sono quelle che frenano il libero pensiero, che inducono verso una o poche direzioni, e rispecchiano sempre le idee di chi le ha poste. Ad es.: “Cosa ritieni più grave…a, b, o c?”. Una domanda come questa è fortemente manipolatoria, induce a ragionare per cercare solo colpe, riducendo la possibilità di valutare anche altri aspetti.
La manipolazione sul web è facile, perchè è alla portata di tutti e spesso usa le tecniche del coinvolgimento emotivo. Lo spazio al contraddittorio è assente. L’avversario politico o comunque di diverso pensiero, viene ridicolizzato, preso in giro, insultato. E l’attacco non è indirizzato alle idee, ma alla persona che le esprime, si usano slogan ed etichette, a dimostrazione solo della debolezza di chi sferra l’attacco.
L’onore delle armi è di pochi valorosi guerrieri.
Giovanna Giuffredi
Tratto da: Coaching Time