Il bello della diversità

Avete mai visto due sassi identici, due gatti con lo stesso sguardo o cani fotocopie l’uno dell’altro?
Se piantate alberi della stessa qualità, a distanza di tempo vedrete differenze nell’altezza, nello sviluppo e nella direzione delle piante. Le persone impreziosiscono gli acquari con le molteplici varietà di pesci tropicali e i giardini con fiori multicolori e dalle diverse fragranze. In natura diamo per scontata la diversità, ne apprezziamo il valore, ma quando ci confrontiamo con persone diverse… purtroppo spesso l’atteggiamento cambia.

Due colleghe in ufficio litigano sul metodo per procedere insieme, una accusa l’altra di essere superficiale e si sente accusare dalla collega di pignoleria. La prima ha una visione ampia della situazione, guarda al risultato finale, la seconda sta attenta ai vari passaggi, a verificare che le procedure siano rispettate. Non si capiscono. Questione di stili cognitivi: globale contro analitico.

Una discussione in una coppia termina con accuse reciproche. Lei: “Possibile che vedi solo una strada e che non ti accorgi di altre possibilità?” Lui: “E’ mai possibile che la fai sempre così complicata?” Ci troviamo davanti a differenze cognitive di genere: reticolare (femminile) e lineare(maschile).

In un gruppo di progetto potremmo assistere a una discussione tra chi ha sempre idee innovative da proporre, ma non arriva al sodo e chi sa portare a termine un lavoro, ma gli mancano le idee. Ci troviamo in presenza di uno starter e di un finisher.

E poi ci sono differenze legate al sistema sensoriale che creano una certa insofferenza tra le persone.

Alcuni privilegiano la vista per comunicare. Amano parlare con chiarezza, il loro lavoro è lineare,inquadrano gli argomenti, e le idee sono lampanti! Parlano veloci, rincorrendo le immagini chevisualizzano nella mente.

C’è chi accede più facilmente alla dimensione cinestesica, afferra al volo i concetti, il lavoro filaliscio, sente quando le cose vanno bene, percepisce il calore di una relazione e il gelo di uno sguardo. Persone che parlano con un tono profondo, tendono a toccare gli altri mentre parlano e ricordano per sensazioni.

Altri sono in sintonia o distonia, percepiscono l’armonia delle situazioni e per avere attenzione diranno “ascolta”. Ricordano il timbro e il tono di voce delle persone, e se evocano un ricordo, portano spesso la mano all’ orecchio, perchè evocano anche i suoni.

Visivi, cinestesici, auditivi sono altri stili cognitivi e se si considerassero anche le differenze culturali, religiose, di età, di orientamento sessuale, provenienza etnica… la somma di tutto questo, potrebbe essere un ulteriore fonte di conflitto o avere come risultato… la genialità di un gruppo. Basta riconoscersi e valorizzarsi. E’ nell’accettazione della diversità e nell’integrazione che le idee si sviluppano, le menti si aprono, le soluzioni arrivano inaspettate e fluide.

Nelle aziende che hanno sposato il tema del Diversiy Management e ne hanno fatto una bandiera culturale, l’effetto è straordinario sui più fronti… Ne beneficia il fatturato, il clima interno, la soddisfazione delle persone e il cliente finale. La logica del profitto rinforza certe scelte.

Quello che in un contesto aziendale oggi è uno stile gestionale innovativo, nella società civile sembra ancora un’utopia.

Purtroppo ancora troppo spesso è la paura del diverso che prevale, il timore di perdere privilegi, si ricorre a un senso di superiorità privo di sostanza. Le persone non vengono considerate e rispettate come esseri umani, ma etichettate all’interno di categorie fittizie. Quanta acqua dovrà passare sotto i ponti dell’intolleranza, per garantire a tutti i cittadini del mondo pari rispetto e dignità?

Giovanna Giuffredi

Tratto da: Coaching Time

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