Le tappe di un viaggio entusiasmante verso la saggezza interiore.
Non posso più fare questa vita, devo assolutamente cambiare lavoro, città, partner, abitudini, ecc.
La maggior parte delle persone che incontro nel mio lavoro sia in ambito privato che aziendale, prima di ragionare su un obiettivo accattivante e sfidante, focalizza ciò che non va e che vuole eliminare dalla propria vita privata o professionale.
Potrebbero parlare per ore lamentandosi, ma quando chiedo loro cosa vorrebbero al posto di… restano di solito perplessi e ammutoliti.
In una modalità un po’ masochista, molti si crogiolano nel pantano dell’insoddisfazione, senza andare avanti e si sentono demotivati.
Per forza, l’etimologia della parola motivazione richiama il motivo… per agire, non per sfuggire.
Il primo aspetto da esplorare per la ricerca della vera motivazione è quindi la direzione del pensiero, si concentra su ciò che procura dolore e insoddisfazione o si orienta verso il piacere e la realizzazione?
Se non si mette davvero a fuoco ciò che si desidera nella propria vita, non si va da nessuna parte o si rischia di continuare a fuggire da situazioni critiche e alla lunga il disagio può diventare cronico e trasformarsi in stati d’ansia e depressione.
Un secondo aspetto da valutare è la chiave di accesso dei ragionamenti.
C’è chi segue un piano razionale, chi parla sul flusso delle emozioni o chi ragiona con la pancia.
Chi è molto analitico e spacchetta la propria vita in modo schematico, chi ha un approccio critico e analizza prima i pro e i contro delle variabili, gli intuitivi ascoltano l’istinto, i sognatori si tuffano nel futuro ideale, e così via.
Nel mio lavoro di coach seguo i processi cognitivi ed emozionali di una persona per esplorare il livello che desidera, salvo poi salire o scendere su altri piani, per ampliare le prospettive e trovare nuovi spunti di riflessione. E a ogni passaggio arrivano nuove risposte e consapevolezze e si aprono nuovi scenari.
Quando si esplorano le motivazioni, un terzo aspetto su cui soffermarsi con grande attenzione è favorire il centramento delle persone, attraverso l’allineamento di alcune variabili che Robert Dilts, e Gregory Bateson prima di lui, ha chiamato livelli neurologici di pensiero.
Il livello più profondo è legato alla “mission” personale, il senso che ciascuno assegna alla propria vita. Questo livello, se ascoltato attentamente indica con grande chiarezza la strada dell’autorealizzazione. Ma le interferenze e le sovrastrutture della mente confondono le idee, tanto che con il tempo si rischia di perdersi di vista. Quando la mission è riconosciuta, l’identità di solito ci si rispecchia, nella sua dimensione solida e antica della persona.
Il terzo livello portante sono i valori, quelli che secondo Frederic Kuder se si alleano con gli interessi, conducono al vero appagamento.
I valori sono i veri driver delle spinte motivazionali. Se sono realizzati e in linea con la mission e l’identità personale, procurano esplosioni di energia pura.
Le vere interferenze sono radicate nel livello delle convinzioni, fortemente influenzate dall’ambiente e condizionate da falsi bisogni indotti. E sono le convinzioni personali che danno o meno il permesso di agire o di resistere ai desideri realizzativi. Una volta sciolti i nodi delle resistenze, se i livelli precedenti sono allineati, quello delle capacità si amplia, prende forma e si riscoprono abilità latenti che si trasformano senza sforzo in competenze professionali, basta impegnarsi con un po’ di volontà per passare all’azione, al livello dei comportamenti e del fare.
L’aspetto sorprendente è che invece di prendere contatto e consapevolezza con i livelli profondi del sé, l’attenzione resta imbrigliata nel livello più superficiale dell’ambiente, su ciò che accade o non accade, su ciò che potrebbe essere e non è, senza trovare in sé la forza per far accadere ciò che si desidera davvero.
In questo caso la qualità della motivazione è estrinseca, condizionata dai fattori e dai voleri esterni. Per ritrovare e riconoscere la motivazione intrinseca, più autentica e potente, basta andare indietro negli anni per ricordare come si faceva.
Quando nasciamo, la nostra naturale vera essenza disegna in modo preciso la via della realizzazione. Osservando i bambini si colgono in modo spontaneo le loro inclinazioni, ciò che amano e ciò che detestano. Loro sanno seguire in modo immediato ciò che vogliono davvero. E’ lo zampino degli adulti che spesso tagliuzza le ali del loro entusiasmo, finché crescendo non sanno più dove volare.
Per molto tempo è andato di moda lo slogan che inneggiava alla ricerca del bambino che è in noi, potrebbe essere una svolta ritrovarlo e farlo diventare il grande saggio interiore.
Giovanna Giuffredi
Tratto da: Coaching Time