A CONDIZIONE CHE… O A PRESCINDERE?

Se mangi tutta la pappa mamma ti vuole più bene… Se superi bene l’anno, papà saprà che vali… Ti apprezzerò se agirai come ti dico…  Ti amo a condizione che…
E se la pappa resta nel piatto?  Meglio abbuffarsi tutta la vita piuttosto che mettere in crisi l’amore della mamma! Perso l’anno scolastico? Non sono più degno di stima! E se divento autonomo nelle scelte? Rischio di essere disprezzato. E se non mi adatto al volere di lui o di lei? Perderò anche l’amore!

Non tutti i genitori, gli educatori e gli amanti si rendono conto della differenza tra volere “bene” e volere “il bene”, a prescindere dal proprio punto di vista, volere o tornaconto. Volere il bene implica ampliare le prospettive, rispettare desideri e punti di vista, riuscire ad indossare i panni altrui, riconoscere il valore della persona, indipendentemente dai risultati delle sue azioni. Significa saper valutare i fatti, senza mettere in discussione  la persona. Un ragazzo che prende un brutto voto, non significa che non “capisce niente”, forse non ha capito solo una specifica parte del programma di una materia in quel momento dell’anno, o non è stato attento alla lezione, o ha studiato frettolosamente o non ha trovato un metodo adeguato, ecc. Sentendosi attaccare o attribuire dubbi sulle sue capacità, potrebbe attivare inconsciamente meccanismi auto-sabotanti: “è inutile che studio, tanto non capisco niente!” e perpetuare così l’insuccesso scolastico, offrendo il fianco a nuove svalutazioni, fino a demotivarsi completamente verso lo studio e perdere la fiducia in sé. Analoghe dinamiche, con i dovuti adattamenti,  la può vivere un impiegato alle prese con un capo svalutante o un partner in una relazione affettiva sofferta.

Spesso nelle relazioni familiari, amorose, sociali o lavorative è il bisogno di controllo che prevale e condiziona i rapporti.
E una delle conseguenze più gravi è la svalutazione sottile e costante dell’autostima che lascia così il posto ai timori esistenziali, ai dubbi sul proprio valore e potere decisionale.
Diverso è esprimere una sereno parere sui risultati ottenuti, cercando di stimolare eventuali azioni correttive.

Come liberarsi da tanti e tali condizionamenti e riconoscersi il diritto di valere “a prescindere”?

Il Coaching può disancorare convinzioni limitanti e aiutare a realizzare sogni accantonati troppo in fretta, a riscoprire risorse latenti, a riattivare energie sopite e la voglia di fare. Gettando un ponte vero il futuro, per rimodulare alcuni aspetti della propria vita, per evitare rimpianti  su ciò che è stato e che non è più o su ciò che non è stato e che poteva essere… e per costruire ciò che sarà.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nell’esplorare nuovi terre, ma nell’avere nuovi occhi. (Marcel Proust)

Giovanna Giuffredi