È tempo di ricordare, è tempo che l’oblio non cancelli gli orrori del passato, è il tempo della conoscenza per evitare che in futuro si debbano ricordare altri genocidi di uomini per mano di altri uomini.
Il 27 gennaio, giorno dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz nel ‘45, è la data simbolo per ricordare la Shoah, la persecuzione e la deportazione di ebrei, ma anche di zingari, omosessuali e il coraggio di quanti si sono opposti al progetto criminale nazista di sterminio e hanno combattuto a rischio della vita per salvare altre vite.
Un reportage di Enrico Franceschini su Repubblica del 22 gennaio, cita le testimonianze, di chi è uscito vivo dai campi di sterminio e porta ancora nell’anima cicatrici profonde e ferite aperte. Tra i tanti ricordi dolorosi, mi hanno colpito le parole di alcuni sopravissuti. Un’ebrea turca racconta del suo fidanzato uscito vivo dall’inferno del campo di concentramento di Birkenau. Era convinto che l’idea di volerla rivedere a tutti i costi lo avesse tenuto in vita e fatto resistere. Isaac, un ebreo rumeno, spiega come abbia sopportato l’insopportabile “Devi credere in te mi dicevo. Sopravviverò mi dicevo. Io sopravviverò! E sono sopravvissuto. Ma tanti si lasciavano vincere dalla fame, dal freddo, dal dolore e dicevano: moriremo, se non oggi domani. E sono morti. Non bisogna mai arrendersi!”
Testimonianze straordinarie per tenere viva la memoria delle tante atrocità del passato, ma anche per ricordare che la nostra mente può avere una forza incredibile in grado di sopportare ostacoli inauditi, di superare barriere apparentemente insopportabili. Testimonianze e insegnamenti per tutti noi, per quanti perdono la fiducia nelle proprie capacità, per quanti gettano la spugna, per quanti tengono la mente imbrigliata in ciò che non va e non funziona, piuttosto che spostarla su quanto potrebbe renderli felici. La consapevolezza delle infinite risorse personali, può attivare energie in grado di tollerare il dolore, può illuminare la strada per costruire un domani migliore.
E non scordiamoci di ricordare.
Se questo è un uomo (Primo Levi)
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Giovanna Giuffredi
Foto:I 2700 pilastri di cemento che compongono l’Holocaust-Mahnmal, il monumento di Berlino in memoria degli ebrei uccisi dal nazismo
Tratto da: Coaching Time